I vecchi Cerri

C’erano una volta dei vecchi Cerri che limitavano un percorso nel bosco, sulla strada verso la chiesa; uno, particolarmente bello, al crocicchio con una strada antica, verso un paesello quasi disabitato.

Che bisogno c’era di tagliarli?

Sì, la legna adesso costa e il proprietario ne fa quello che vuole…

Ma cosa se ne fa, di quattro soldi in più, ma proprio quattro, rispetto alla bellezza di questi patriarchi verdi?

Qualcuno sostiene che vanno eliminati gli alberi a confine per fare pulizia.

Di che pulizia parliamo?

Non di quella che si dovrebbe fare  ad esempio, mantenendo i boschi senza rifiuti?

Ci sono dei valori che vanno al di là di quattro soldi, ma proprio quattro: la bellezza, la natura, la vita.

Possibile che noi uomini non abbiamo la stessa sensibilità ?

E per di più gente nata nel verde e abituata a stare nei boschi…

Quello che ci circonda non è nostro!

Come capirlo?

E se non si capisce occorre che qualcuno lo faccia per tutti, con leggi severe e multe salate, molto più dei quattro soldi guadagnati!

Una volta…il Natale!

Percorrendo la strada per tornare alla GranFioRita mi accorgo di cercare un ginepro dalla forma adatta a diventare un albero di Natale.
Così era quello che allestivano i nonni per le feste.

Il nonno lo andava a cercare nei boschi vicini e la nonna si occupava di addobbarlo con la carta colorata e lucida delle caramelle, appallottolata.
Ricordo anche delle mollette di metallo su cui appoggiavano delle candeline da accendere con la fiammella vera.
Solo qualche anno più tardi sono arrivate le palline di vetro.

Il Presepe aveva i personaggi di gesso e le pecorelle rivestite di lana vera, il laghetto con la carta argentata, suppongo conservata apposta durante i mesi precedenti: le caramelle non si mangiavano spesso!

Non ricordo doni da S.Lucia perché non abitavamo in Emilia: mi piace, però, che questa tradizione locale passi a mio nipotino dicendogli che S.Lucia può deviare il percorso in altre regioni, se glielo chiedono.

Tornavamo a trovare i nonni  poco prima della Vigilia, appena in tempo per la cena di magro con i pesciolini in carpione e le tagliatelle al sugo di noci.

Al mattino di Natale io e mia sorella ricevevamo un sacchettino di frutta secca e mandarini  ma anche un giocattolo: credo di avere ancora un pentolino di rame, unico ricordo di un servizio completo che mi aveva sorpresa piacevolmente.

Ma quella che conservo ancora gelosamente e che tramanderò ai miei nipoti, anche se dovranno usarla a turno, è una piccola slitta fatta a mano dal nonno.
Penso d’averla usata poco perché avevo paura di slittare sulla neve: piuttosto la trascinavo…

È rimasta nascosta per molto tempo ma, quando l’ho ritrovata, mi è sembrata un oggetto prezioso, non solo per la fattura artigianale.
L’ho portata a scuola dai miei alunni, dipinta di rosso, per fare la coreografia del Natale, sistemandovi sopra gli gnomi dell’Inverno e del Natale.
E quest’anno diventerà la slitta in miniatura di Babbo Natale dei piccoli di una scuola dell’Infanzia!

Continuerà una storia iniziata più di cinquanta anni fa!

La vecchia fontana

Da piccola ci giocavo, ci lavavo i panni, ci vedevo bere le mucche, ci facevo pure il bagno: era la fontana esterna, nell’angolo del gruppo delle case dove stava quella dei nonni, quando non c’era l’acqua in casa.

Col tempo, non c’è stato più bisogno di usarla, e nessuno se ne è più curato, come una cosa di cui ci si vergogna un po’, anche se, fosse stata ancora in funzione, chiunque, passando, avrebbe potuto bere o rinfrescarsi.

E lei, ripiegata su se stessa, ha cominciato ad invecchiare e a sgretolarsi.

Ma era triste vederla morire e con lei tanti ricordi, testimone di un periodo in cui, tra vicini, si condividevano le necessità primarie.

Ricordo di averla riprodotta in una copia dal vero alle scuole medie e chissà cosa darei per avere ancora quel disegno!

Però noi non abbiamo mai smesso di sperare nel recupero: così è avvenuto, cercando di mantenerne il più possibile le caratteristiche originali, compreso alcuni accessori che abbiamo tenuto gelosamente conservati.

Così è ritornata a nuova vita ed ora verrà ripristinata l’erogazione dell’acqua, anche solo per i viandanti.

In  particolare, il percorso turistico della Devota Margherita Antoniazzi, prevede una tappa alla casa natale, proprio vicino alla fontana: ecco perché abbiamo pensato di inserirvi il suo nome, in una nicchia. Mi piace pensare che tutti quelli che hanno vissuto qui ed hanno usufruito della fontana siano contenti di questa sua nuova vita!

Aspettando l’autunno

È arrivata la stagione dei funghi.

Hanno aspettato sotto l’erba secca e il terreno indurito, in attesa di una benefica pioggia che è arrivata, costante, a tratti, con i temporali pomeridiani che chiudono l’estate.

Sono di numerose varietà, ma tutti belli: alcuni prosperosi, altri esili…alcuni colorati, altri mimetici.

La natura non si accontenta e non è monotona!

Per gli appassionati, cercarli non è faticoso perché non ti accorgi del cammino che fai intento a scoprirli tra l’ erba, i cespugli o ai piedi degli alberi…

Molte volte è più bello cercarli che mangiarli, anche se un bel piatto di funghi fritti, o crudi in insalata, ti può appagare più di un pietanza elaborata.

Anche in questo caso il rispetto per il loro habitat, che poi è il sottobosco, è indispensabile: cestino di vimini, raccolta delicata, pulizia sul posto.

Ogni stagione ci stupisce e ci fa apprezzare quello che offre, che si ripeterà solo fra un anno…

Il prima e il dopo

Il solstizio d’estate è un momento particolare: segna un prima e un dopo.
Un evento  temporale, astronomico ma anche magico, contrassegnato da riti e credenze.

È l’inizio dell’estate ma anche il suo declino graduale, è il raggiungimento e la perdita insieme.

Il mazzolino di erbe benefiche di S.Giovanni, la barca di S.Pietro e i suoi auspici, ne sono stati l’inizio e già  il plenilunio di luglio mostra i primi segni di un’estate che avanza, ma ormai, data la siccità, avanza in fretta…

Sembra agosto: pochi fiori, foglie ingiallite, prati secchi.

Ci dovremo abituare ad un’estate precoce e veloce?

Era già un soffio prima…

E se fosse l’inizio di un cambiamento più drastico?

Immaginarci un altro scenario non è fantascienza: è la logica conseguenza di cambiamenti che non abbiamo preso sul serio, ormai da molto.

Siamo ancora in tempo?

Siamo stati avvertiti, non ci abbiamo creduto e forse, continueremo a non farlo…

È già primavera…

Come fa a passare così in fretta il tempo?
Anche se lento, anche se piacevole…

In un battibaleno, poco alla volta, dalle prime erbe verdi alle viole, alle primule, alle prime gemme e fiori sugli alberi da frutta…poi una  pioggia benefica fa esplodere la primavera!

Erba alta, fiori di campo, alberi frondosi, canti di uccelli, farfalle, insetti e piccoli animali: le api sono in fermento e sciamano.

Sono un po’ nervose…sentono anche loro i capricci del tempo?

Meraviglioso il loro mondo!

Sono creature intelligenti, laboriose e temerarie, al servizio di una regina, della sua sopravvivenza e della loro società, cioè della vita.

Il giardino è uno spettacolo: piante spontanee si integrano alle coltivate, dimostrando che la natura sa cos’è la bellezza!

Ma sono i prati che rivelano il cambiamento: rinverditi, cresciuti e colorati di fiori, tra cui la salvia blu, il lino e le orchidee selvatiche, rare e spettacolari .

E tra l’erba?

Larghi cerchi più scuri rivelano, ai primi di maggio, funghi prataioli piccoli, rari, molto ricercati e profumatissimi: calocybe gambosa, detti prugnoli o spinaroli.

Sembrano piccoli gnomi nascosti tra l’erba, tanto che, spesso, non li vedi e devi scostare gli steli. Bisogna però, nel raccoglierli, fare attenzione a non rovinare il loro habitat naturale!

Così come per tutto il resto, perché
La natura non è un posto da visitare. E’ casa nostra.

(Gary Snyder)

È già inverno…

E’ bastata una settimana per trasformare  la montagna in una tavolozza di colori autunnali.

I primi sono il corniolo e l’acero, poi il ciliegio…via via tutti gli altri.
Si infiammano quando le giornate sono limpide e si attenuano immersi nella foschia.
Si cullano al vento più freddo che fa cadere le foglie, un po’ alla volta, oppure tutte insieme, se più violento.

Così è già quasi inverno, anzi è già passato Natale!

Aspettiamo la neve, che si è già affacciata improvvisa, ma altrettanto se n’è andata: quella vera, abbondante e soffice arriverà…

Gli animali, poverini, fuggono prima dalla caccia, poi dal freddo e dalla scarsità di cibo. È, ancora una volta, la lotta per la sopravvivenza.

Intanto è passato anche  il solstizio d’inverno!

Non sembra ma ricomincia il conto alla rovescia verso la bella stagione…
Eppure, che senso avrebbe, senza il periodo del buio, del freddo e del sonno della natura che la precede o la segue…?

È il momento di godere questi mesi.

La natura si riposa e resiste alle avversità del freddo.
E, chi può, anche le persone.

Oppure si consolano osservando ciò che di bello offre la stagione…come dice John Burroughs:
“La vita del cristallo, l’architettura del fiocco di neve, il fuoco del gelo, l’anima del raggio di sole. La frizzante aria invernale è piena di queste cose”

Quando la natura arricchisce la mano dell’uomo

Noi ci ostiniamo a disegnare il verde secondo un criterio artistico ed architettonico tutto
nostro, forse più adatto ad un arredo che non a spazi naturali.

Così ci aspettiamo che i nostri giardini siamo simmetrici, regolari, ordinati come un salotto.

La natura segue altre regole o forse non ne segue affatto e l’effetto che crea a noi sembra
disordinato e invadente.
Qualche volta si introduce nei nostri progetti e li scombina, oppure li arricchisce…

Nelle aiuole della GranFioRita erbe spontanee si sono introdotte tra le piante collocate come da progetto, ma ci stanno benissimo…

Lavanda, salvia, stipa ed elicrisio sono state circondate, ma io direi abbracciate, da cicoria
blu, da erbacee dal fiore giallo e menta selvatica: una bardana imponente le guarda tutte,
dall’alto delle sue infiorescenze viola e attaccaticce.

Eppure i colori si sono combinati da soli: lavanda, viola ,lilla, blu, giallo su foglie grigie.
In un angolo è stata piantata un’anice ornamentale, invasa da steli di equiseto che la fanno
sembrare più rustica, pur essendo piuttosto esotica.

Qualcuno potrebbe pensare che siano tutte erbacce…e questo conferma la mia idea sulla
spontaneità ed equilibrio della natura.

Perché eliminare erbe che si sono trovate il posto, sicuramente giusto per loro?
Oltre che belle, sono anche intelligenti.

Come dice Lupo Alberto:
” Le piante non sono stupide: hai mai visto un’edera avvinghiarsi ad un cactus? “

Malinconia d’agosto

C’è una data, in estate, in cui tutto culmina e finisce: è il giorno di Ferragosto!

Si aspetta e si festeggia come il massimo dell’estate e, invece, le giornate declinano verso un tempo più corto e meno caldo, più pacato, quasi malinconico.

Eppure è una sensazione piacevole: di conclusione, equilibrio, tranquillità, che anticipa il mese di settembre.

Come si è giunti fin qui così in fretta, dato che l’estate pare iniziata da poco?

Il tempo è una categoria personale e scorre più o meno in fretta  a seconda degli avvenimenti o degli impegni, ma non c’è dubbio che, vivendolo intensamente, voli via…

E l’ estate è il periodo di luce che ci fa vivere all’aperto e ci fa trovare più occasioni per muoversi.

Viviamone  l’ultima parte con riconoscenza portando con noi, nella prossima stagione, i ricordi delle esperienze che solo d’estate potremmo fare…

Ma ricordiamoci anche che è un soffio, e che dovremmo valorizzare tutto il tempo dell’anno, anche quello delle giornate corte, uggiose, frenetiche o noiose.

Luglio, col bene che ti voglio…

Con il solstizio d’estate il piccolo cuculo se ne è andato dal nido dei codirossi in cui la mamma aveva deposto l’uovo…
aveva spostato le loro uova color Tiffany e aveva fatto morire i piccoli codirossi prima di nascere…

E’ un fatto di opportunismo e crudeltà ma così è la natura: mira alla sopravvivenza a tutti i costi…e noi umani?

Anche noi rischiamo di essere soppiantati da qualche essere vivente che sfrutta i nostri punti deboli, e pare siano tanti…

Dovremmo avere in più la capacità di conoscere meglio la natura, rispettarla e prevenirne la crudeltà, ma, alla fine, non siamo molto di più di un cuculo approfittatore…

E rispetto a lui , noi siamo coscienti di quello che facciamo…e qualcuno se ne vanta pure!